C'è libertà di stampa ad Agropoli? E la domanda che ripetutamente qualcuno si pone nel costatare che negli ultimi tempi, alcuni organi di stampa siano forse troppo accondiscendenti nei confronti dell'amministrazione Alfieri mentre altri, risaputamente ostili verso l'attuale governo cittadino sono costretti, a loro dire, a svolgere la loro attività tra tanti ostacoli.L'esempio è del mensile cittadino "Trasparenza e Legaltià" che per molti rappresenta l'unica voce contraria all'amministrazione Alfieri tra canali televisivi pronti ad osannare anche le più futili attività della maggioranza senza concedere il minimo spazio agli oppositori, ed altri organi informativi che invece hanno limitato le loro storiche battaglie che in passato pure avevano coinvolto l'amministrazione Alfieri.
In una lettera con la quale Angelo Carmelo Buccino lascia la carica di direttore responsabile del mensile succitato, si legge testualmente che "le dimissioni sono scaturite da sopravvenute esigenze di lavoro e dal clima ostile creatosi nei confronti della stampa locale, esulando dai normali canoni dei rapporti sociali, travalicando anche il rispetto per le persone in un contesto sociale dove ognuno dovrebbe essere libero di esprimere le proprie idee al di fuori del contesto politico degenerato oltre misura in questi ultimi tempi".
Nel leggere queste parole, pare addirittura di trovarsi in un regime dittatoriale, dove la stampa libera non possa trovare spazio. Una considerazione questa fin troppo azzardata. Se è vero infatti che sovente non si accetti la critica, e la si contesti anche con metodi forse fin troppo duri, è al contempo vero che chi vuol fare giornalismo deve agire in modo professionale ed imparziale. Come diceva Max Weber, economista, filosofo, sociologo e storico tedesco, considerato il padre fondatore della moderna sociologia, "la carriera giornalistica non si addice ad ognuno. Soprattutto non ai caratteri deboli e in particolare a coloro che possono trovare il loro equilibrio interiore solo in una situazione stabile e sicura".
La forza di un governo locale o nazionale, non deve certo spingere un giornalista a gettarsi tra le braccia di un leader politico, illuminato dalla sua forza o dal denaro che può offrirgli. Deve invece avere sempre un certo distacco, quel distacco che gli permetterà di giudicare l'operato di un amministratore con coerenza ed obiettività, spendendo giudizi positivi laddove il caso lo vuole, ma non disprezzando il sacro diritto di critica quando ce ne sia la necessità, poiché la perfezione non appartiene a nessuno e chiunque può sbagliare andando incontro a critiche che, se costruttive, vanno senza dubbio accettate.
L'invito è dunque sostenere tutta la stampa che offre un servizio fondamentale ai cittadini e di un ritorno ad un sano dibattito, anche duro, ma sempre corretto e leale. Dal canto loro i giornalisti ,tengano conto della "missione" alla quale sono chiamati e non facciano a gara ad incensare un politico solo in considerazione della lauta ricompensa che si riceverà, così come non siano distruttivi nelle loro analisi critiche, ma sappiano evidenziare il bene e il male che necessariamente c'è in ogni forma di governo.